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MEDIAZIONE FAMILIARE
I MINORI NELLA MEDIAZIONE FAMILIARE
La protezione dei valori e dei bisogni nei minori è il parametro giuridico e, nel contempo, il faro guida per l’articolazione e cura dello svolgimento quotidiano nell’interazione parentale in tutte le procedure fondate sul diritto di famiglia, obiettivo della mediazione.
In essa vi si trova l’applicazione più significativa del processo di evoluzione e trasformazione della famiglia quando si scinde, cellula prima e naturale della società. Il modo in cui si opera genera ripercussioni sociali di grande interesse anche per le istituzioni civili. Molti Stati quali Regno Unito, Francia, Germania e alcune regioni della Spagna, hanno riconosciuto nella possibilità di regolare i conflitti familiari attraverso la mediazione un ausilio indispensabile sotto molteplici profili:
• per il mondo giuridico, in quanto smorza la conflittualità e quindi anche l’opera e i costi degli organi legali;
• per la salute pubblica, in quanto la riduzione del disagio e dello stress delle parti “invischiate” riduce gli effetti depressivi che tipicamente il “trauma” familiare induce;
• per la tutela dei minori, perché durante la mediazione si eliminano, o si riducono sensibilmente, quelle conflitti tipici dei rapporti compromessi. Infatti, il coinvolgimento o strumentalizzazione dei minori in contesto diverso dalla mediazione (es. di tipo giudiziario contenzioso) oltre a generare grande sofferenza normalmente si ripercuotono negativamente su infanti, bambini e adolescenti, amplificando su di essi con un effetto a cascata i problemi relazionali irrisolti dei genitori e producendone di nuovi.
Vanno quindi valorizzati funzioni e ruoli diversi, sottolineando l’importanza della relazione tra il codice materno e quello paterno. Questa può essere l’occasione per distinguere, forse per la prima volta, il ruolo coniugale e quello genitoriale, che spesso si sovrappongono piuttosto che procedere paralleli. Si arriva a distinguere le realtà individuali, coniugali, genitoriali. Da questa chiarezza di solito emerge la figura del figlio in precedenza nascosta dalle difficoltà degli adulti; finalmente si può essere in grado di considerarlo come individuo e riconoscere i suoi bisogni.
La separazione, nonostante tutte le problematiche a lei collegate, in alcuni casi potrebbe non rappresentare il male maggiore per i bambini e i ragazzi che vivono costantemente bersagliati dalle tensioni e dai conflitti dei genitori e può addirittura trasformarsi in una dura iniziazione alla realtà della vita. Tutto questo nella consapevolezza che ogni separazione significa dolore, ogni divorzio rappresenta una lacerazione e, quindi, comporta sofferenza, malessere, disagio; ma non sempre implica, soprattutto per i minorenni, gravi disagi psichici.potrà sviluppare capacità comportamentali psicopatologicamente alterati. Benchè sia impossibile conoscere a priori quali saranno le conseguenze che un figlio dovrà subire, esistono elementi direttamente collegati: età del bambino, quantità e qualità dell'investimento affettivo verso le figura genitoriali (attaccamento), figure di riferimento alternative (zii, nonni, amici, etc.), elementi caratteriologici del minore (caratteristiche personali) e, soprattutto: COME I GENITORI GESTISCONO LE LORO CONFLITTUALITA’: PRIMA, DURANTE E DOPO LA LORO SEPARAZIONE. La paura di poter perdere le figure di riferimento affettivo per il bambino, può generare in lui l'incapacità di elaborare il cambiamento legato alla separazione dei genitori e provocare ansia e depressione.
Secondo John Bowlby, psicoanalista britannico che ha elaborato la teoria dell’attaccamento, interessandosi particolarmente agli aspetti che caratterizzano il legame madre bambino e quelli legati alla ramificazione ed intersezione dei legami affettivi all’interno della famiglia, quanto più sicuro sarà l’attaccamento genitoriale tanto più forte sarà la capacità di un bambino di ‘resistere’alla separazione. Tuttavia, un bambino non potrà rimanere separato per lungo tempo da uno dei genitori, poiché questa situazione genererà una angoscia sempre crescente, con tutte le possibili conseguenze: tensione emotiva, ansia, attacchi di panico.
Quando i genitori scelgono per relazionarsi la disputa ad oltranza senza esclusione di colpi, i bambini sono spesso triangolati.La triangolazione è una coalizione instabile in cui ciascun genitore desidera che il figlio parteggi per lui contro l'altro. Se c'è una triangolazione, il figlio rimane come paralizzato o diventa incongruo, in quanto cerca di dare ragione e affetto sia all'uno sia all'altro, alternativamente. Quando una tale situazione persiste, il bambino potrebbe sviluppare molteplici psicopatologie: "tentativi di addurre a se attenzione in modo patologico, alterazioni e disturbi del l’alimentazione nel tentativo di attirare attenzione e nel contempo sovvertire la sua immagine allo scopo di nascondere il proprio sé, disturbato dal comportamento dei genitori. La violenza psicologica può generare una ferita indelebile nell’ Io profondo del fanciullo.
I professionisti del settore, in tema di divorzio o separazione che parlano con i bambini per focalizzare quali siano i loro bisogni primari costituiscono la minoranza. Ciascun mediatore, nel caso ve ne fosse ragione, decide se e come coinvolgere i bambini e nel caso, della loro partecipazione, quanto e come agevolarli. Taluni sostengono che conferire potere ai bambini significhi ridurre quello dei genitori. Ritengo personalmente che il non-coinvolgimento dei minori sia da preferire ma, non si può escludere che sia indispensabile, mi riferisco a casi limiti.
Il mediatore agisce da confidente imparziale e rispettoso della privacy del bambino nei casi più difficili del divorzio/separazione, dove,spesso, si evidenzia un indebolimento delle capacità genitoriali.
I bambini svelano al mediatore i propri dubbi, paure, ed ansie reali mentre ai genitori raccontano soltanto quello che immaginano vogliano sentirsi dire.
E’ giusto che i bambini hanno sappiano ciò che sta accadendo. I bambini possono affrontare meglio le trasformazioni se resi partecipi e comprendono le ragioni, inoltre, gli stessi sono più ricettivi di chiunque altro della separazione, dal momento che loro elaborano le esperienze emotivamente piuttosto che razionalmente.
Gli studi condotti sulla mediazione di divorzio con la presenza dei bambini ha evidenziato notevoli lati positivi nello svolgimento dei colloqui :
Ha favorito la lealtà;rispettato i diritti/bisogni dei bambini;focalizzato l’attenzione sui ruoli genitoriali ( Comportiamoci da Genitori );minimizzato i sensi di colpa;polarizzato l’attenzione sulla sfera affettiva familiare;
Se i bambini ad esempio hanno insistito con uno dei genitori circa la propria preferenza per un determinato tipo di programma che investiva la relativa divisione del tempo, scelta che viene contestata dall'altro genitore, il colloquio con i bambini può rivelarsi agevolante per risolvere il conflitto e per far assumere ai genitori lo stesso punto di vista sui desideri dei propri figli.
Diverso è il sistema per gli adolescenti, nel senso che, consideratane l'età, risultano padroni di una abilità cognitiva nel ideare programmi astratti e sono alquanto emancipati e sono ,solitamente, capaci di porsi su come vogliono gestire il loro tempo con i genitori.
Qualora il mediatore realizza che ci sono sufficienti motivi per coinvolgere i bambini, dovrà parlare di questa eventualità con entrambi i genitori. E' di vitale importanza questo tipo di contatto, perché, per un senso di sincerità dei bambini nei confronti dei genitori, lo stesso possa sentire la necessità di comunicare da solo con il mediatore.
Il mediatore faciliterà inoltre i genitori nella comunicazione ed stimolerà nella ricerca della tipologia di comportamento da adottare con il figlio dopo il colloquio, qualora il bambino riveli ciò che ha riferito al mediatore, è importantissimo:
Non contraddire;criticare;arrabbiarsi;respingere il bambino.
I comportamenti negativi dei genitori potrebbero minare la fiducia del bambino verso il mediatore, pregiudicando in maniera nefasta i successivi incontri.
Il bambino ripone molta fiducia nel professionista con cui andrà ad interagire, come colui che, magicamente, potrà aiutarlo a risolvere la sua situazione ma, se le cose dopo il colloquio dovessero prendere una brutta piega, allora perderebbe la fiducia e le speranze. Vi è una fase PREPARATORIA precedente all’incontro con il mediatore. La modalità con cui i genitori propongono l'incontro può fare la differenza nell'efficacia di ciò che i bambini diranno durante la seduta.
Se il mediatore prende sul serio il compito di raggiungere l'interesse superiore del bambino, è a mio avviso, indispensabile comprendere le esigenze di ciascun bambino. In ogni caso, poiché i genitori hanno spesso idee non reali sui bisogni dei figli, i loro resoconti risultano concreti ed attinenti ai vari contesti in cui crescono.
Per ultimo, ma non per questo meno importante: chi si avvale della conoscenza dei bisogni dei minori ha il dovere di : informare, rendere ricettivo ed attento chi vuole bene loro, dato che gli stessi vivono la separazione e/o il divorzio dei loro genitori
I figli vivono l’interazione con i genitori e con il mediatore in modo liberatorio, nel senso che si sentono “sollevati” dal peso di essere loro a dover intervenire nella relazione conflittuale tra i genitori e, soprattutto, comprendono che il loro dolore non ha più bisogno di essere “gridato” . contatti